Ci sono parecchie leggende legate alla storia dell’Antica Roma, alcune probabilmente le conosci già. Le leggende di Roma riguardano i temi più disparati, dai suoi natali alle battaglie che nei secoli riguardarono quella che fu per molto tempo una delle città più importanti, ricche e potenti al mondo.
Una delle leggende più raccontate riguardo alla Città Eterna, e che forse ancora non conosci, è la leggenda che riguarda le oche del Campidoglio. Questa storia, a metà tra i reali avvenimenti storici e le credenze popolari, riguarda l’assedio di Roma da parte dei barbari, in particolare del popolo dei Galli Senoni, che cercavano di conquistare la città sotto la guida del loro re, dal nome Brenno.
Come suggerisce il nome di questa leggenda, lo scenario della storia delle oche del Campidoglio è uno dei Sette Colli romani. Il Campidoglio è, tra i sette colli che incorniciano Roma, il meno alto ed il più piccolo, ma probabilmente anche quello che è compreso nel maggior numero di leggende e di avvenimenti storici. Questo perché fin dall’antichità il Campidoglio fu un importante centro per la vita sia politica che religiosa di Roma.
Ai tempi della leggenda delle oche del Campidoglio, questo colle era tra le altre cose anche occupato da un tempio dedicato alla dea Giunone, che ospitava una serie di oche, degli animali sacri alla dea e per questo intoccabili. Possiamo collocare a livello temporale la leggenda delle oche del Campidoglio intorno al 390 avanti Cristo, più o meno.
Nei tempi della vicenda, Roma era ormai stremata dal lungo assedio a cui l’esercito dei Galli la stava sottoponendo ormai da molto tempo, senza che le sorti della battaglia fossero chiare. Sorpresi dall’attacco dei Galli, coloro che abitavano a Veio e Caere si rifugiarono in fretta e furia in uno dei luoghi al tempo più arroccati di Roma, vale a dire la rocca del Campidoglio. Il dittatore che aveva potere su Roma a quei tempi era Furio Camillo (che si fregiava del titolo di pater patriae), che era ai tempi esiliato ad Ardea. Furio Camillo riuscì tuttavia a raggiungere il Campidoglio, alcuni giorni dopo la leggenda delle oche del Campidoglio, grazie al tempestivo avvertimento da parte di un messaggero proveniente da Veio.
Dopo molti giorni d’assedio, i romani stavano soffrendo le pene della fame a tal punto, che cominciava a manifestarsi tra il popolo l’idea di nutrirsi proprio delle oche del Campidoglio, dopo che tutti gli altri animali presenti nei dintorni erano stati uccisi e cucinati. Tuttavia, essendo le oche sacre a Giunone, non osavano farlo per paura di offendere la dea e di perdere i suoi favori.
Non uccidere le oche del Campidoglio si rivelò una mossa doppiamente vincente, in quanto queste finirono con l’avvertire i Romani del fatto che i Galli stavano scalando i muri della rocca in cui erano asserragliati i Romani. Infatti, durante la notte, il soldato ed ex console Marco Manlio, venne svegliato dallo starnazzare delle oche del Campidoglio, e si accorse dei Galli che cercano di entrare appena in tempo per strappare le dita al primo che si stava arrampicando, riunire l’esercito e scoraggiare così i Galli. Talmente forte fu la reazione dei Romani a questo attacco, che i Galli vennero scoraggiati e abbandonarono l’idea dell’assedio. Infatti, sembrerebbe che dopo l’episodio delle oche del Campidoglio, i Romani ritrovarono la loro buona stella, e coloro che si spostavano verso Roma da Ardea assestarono il colpo finale all’esercito di Brenno. Sembra che i Galli vollero mille libbre d’oro come tributo per liberare Roma dall’assedio, e che, addirittura, utilizzarono delle bilance truccate per pesare l’oro. Questa fu l’occasione in cui venne pronunciata una frase ormai celebre, “Vae victis!”, vale a dire “Guai ai vinti”. Questa frase venne pronunciata in tono di sfida dal re dei Galli, Brenno, quando i Romani insinuarono che le loro bilance erano truccate, buttando la sua spada sulla bilancia.
Ma quanto c’è di vero nella leggenda delle oche del Campidoglio? Sicuramente, la storia dell’assedio del Campidoglio da parte dei Galli è documentata storicamente, dunque si tratta di un evento realmente avvenuto nella storia di Roma. Alcune fonti storiche, però, parlano di un tunnel sotterraneo che i Galli avrebbero scavato per raggiungere la fortezza sopra al Campidoglio e, presumibilmente, per uccidere Furio Camillo.
