La manifestazione storico-rievocativa è legata all'arrivo e al soggiorno in terra bresciana, nel 1497, della Regina di Cipro Caterina Cornaro, venuta per festeggiare il fratello da poco eletto Podestà della città. In suo onore Giorgio Cornaro organizzò un

Descrizione

A settembre Brescia rivive l’emozione, dimenticata nei secoli, di assistere a un vero e proprio torneo medievale. L’evento che ha la peculiarità, rispetto a manifestazioni analoghe, di rappresentare la finale di un torneo in cui si sfidano i Comuni della Provincia, a loro volta vincitori di Giostre indette in diverse zone del territorio bresciano. Le Giostre equestri furono un fenomeno assai diffuso in tutta Europa in particolare nel periodo a cavallo fra Medioevo e Rinascimento e della presenza di gare nobiliari in città sono testimoni parecchi autori di storia locale; si sa che esse venivano indette in occasione di particolari eventi, come l’arrivo di personaggi illustri a cui la città intendeva mostrare la propria magnificenza. Le Giostre a Brescia non avevano una cadenza fissa come accadeva in altre città italiane, la più nota – quella organizzata in onore della Regina Caterina Cornaro – fu bandita a settembre, nel 1497. Ecco perchè si è deciso di rievocare quest’evento in questo mese, a chiusura della stagione estiva. Il tradizionale palio bresciano si basava essenzialmente su una gara chiamata Astiludio, consistente in una serie di scontri con lance. La giostra era però molto ricca: i cavalieri si cimentavano, un po’ per gloria, un po’ perchè in palio c’erano ricchi premi, in moresche, combattimenti ad armi pari e con daghe spuntate, combattimenti corpo a corpo, finti assalti a castelli eretti provvisoriamente. Protagonista la gioventù gentilizia del luogo, che sfidava le forze dava l’opportunità al popolo di partecipare, almeno in parte, allo sfarzo dei “ricchi”. Le gare si tenevano, molto probabilmente, nell’attuale Piazza della Loggia, la quale, magnificamente addobbata con damaschi e decorazioni colorate, accoglieva cittadini e forestieri. Era prevista anche l’erezione di un palco per pubblico e autorità. In occasione della Giostra la città sospendeva ogni attività: il popolo abbandonava il lavoro, le pubbliche udienze venivano rimandate, i mercati e i negozi rimanevano chiusi. Dalle città circostanti accorreva una folla allegra e trepidante, curiosa di conoscere soprattutto il nome dei vincitori delle varie gare. Oggi, lo spettacolo che gli organizzatori ripropongono alla cittadinanza ricalca fedelmente ciò che accadeva almeno cinque secoli fa in uno scenario che conserva tracce profonde di un’epoca che per noi spesso ha assunto contorni di fiaba. FONTE : Mastermarketing.it Le gare Quintana del’anello: i cavalieri in corsa devono infilare le loro lance in un anello sospeso al centro del campo di gara. Giostra del saraceno: il cavaliere deve centrare con la lancia lo scudo del “saraceno” rappresentato da una sagoma di legno che, posta su un’asse centrale, se colpita gira su se stessa; l’abilità del giostratore, quindi, sta anche nell’evitare di essere a sua volta colpito dalla sagoma in rotazione. Bastione dei mori: due cavalieri, posti ai lati del campo, saltano su un ostacolo e contemporaneamente colpiscono con una mazza un bersaglio fissato su un supporto. Vince il cavaliere che per primo completa un giro del campo. Gioco della Rosa: è la gara che, senza conferire punteggio, determina l’ordine di partenza dei cavalieri. I giostranti devono impossessarsi di una rosa posta in una botte al centro del campo, e portarla alla Regina. Il Barbaro invasore: gli alfieri “indigeni” rappresentanti i Comuni partecipanti si sfidano in una gara a piedi. A turno, un paese deve abbattere con palle di cuoio alcune sagome che simboleggiano i barbari; intanto, gli altri paesi, momentaneamente alleati, devono cercare di accendere velocemente più fiaccole possibili – conficcate nel terreno -, alternandosi in una sorta di staffetta, a rappresentare l’avanzata dei barbari che distruggevano e incendiavano i paesi che conquistavano. Quando tutte le sagome vengono abbattute, si da lo stop alla staffetta, e si conteggiano le fiaccole rimaste spente. Vince il Comune che è riuscito a salvare più paesi. FONTE : Mastermarketing.it

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