Descrizione
Si conserva ancora, nei nostri paesi di campagna, uno stile di vita privo di affanno, rallentato, legato al puntuale susseguirsi delle stagioni, a gesti tramandati, a momenti sociali esaltati dalla condivisione di un evento, dal consumare il cibo insieme, quasi a suggellare un patto di solidarietà o di appartenenza ad una comunità. Per conservare e tramandare questo modo di vivere è nata 18 anni fa la festa della Polenta di Villa d’Adige. Per la verità, l’ispirazione venne data da uno scritto del Prof. Giovanni Beggio, badiese, profondo conoscitore di storia del Polesine, dove si legge che a Villa d’Adige, nel 1554, fu coltivato “un grano” portato dall’America. Il Beggio, aveva trovato documenti in tal senso, tra gli scritti del Messedaglia, medico e scienziato veronese, che, in un suo trattato sulla coltivazione del mais citava un precedente scrittore veneziano, il Ramusio, morto nel 1557, e quindi contemporaneo a quanto riferito. Così, quasi per caso, grazie alla puntigliosa ricerca documentale del Prof. Giovanni Beggio, Villa d’Adige ha trovato il suo momento di gloria. Tra le feste dei paesi vicini, tutte dedicate ai prodotti della terra, Villa d’Adige ha saputo coniugare il mais con la cucina, la quale, sovente, concorre ad esprimere la cultura di una popolazione. La festa della polenta è diventata, così, anno dopo anno, un momento di incontro importante per la comunità di Villa d’Adige. E’ la festa che il paese sente sua, espressione della sua storia e delle sue tradizioni. La partecipazione di molti dai paesi vicini, ma soprattutto di molti compaesani dai luoghi dove si sono dovuti trasferire per lavoro, è il segno che la festa della polenta riporta tutti a ritrovare le proprie radici in uno stile di vita che si vorrebbe ancora, nei momenti che aiutavano a sentirsi vicini, solidali nell’amicizia e nel bisogno. Angelo Brenzan