Uno squarcio di antico Friuli, rivive ogni anno a Fagagna quando, nella prima domenica di settembre, viene riproposta una delle più note manifestazioni popolaresche della Regione: la "Corse dai Mus", con protagonisti assoluti gli asini, con al seguito car

Descrizione

La tradizione che ancora si tramanda in questa cittadina in provincia di Udine, situata sull’ultima collina dell’anfiteatro morenico friulano, risale al 6 settembre 1891. In quella data, il Sindaco Senatore Gabriele Luigi Pecile consegnò alla storia del folklore una manifestazione nuova stilandone di suo pugno il primo regolamento.La commissione darà tutti gli ordini che crederà e giudicherà inappellabilmente di tutte le controversie che potessero insorgere. Essa giudicherà in particolare quali asini siano da ammettere e quali meritevoli di premio. Le corse si faranno all’antica, per batterie, partendo tutti gli asini ad un segno dato e prenderà il premio chi prima arriverà al cordino. I conduttori che bastonassero gli asini altrui per trattenerli e che chiudessero la strada saranno esclusi dalla corsa di decisione e dal premio. E’ libero passare a destra e a sinistra, purché sia luogo. A margine una nota aggiuntiva stabiliva che tutti i guidatori dovevano correre seduti. Il regolamento di gara fu sviluppato in seguito dalle commissioni stesse con i collaboratori e i continuatori del senatore tra cui il conte Daniele Asquini, Domenico Pecile, Angelo Burelli, Enrica Candotti, Benvenuto Ceccone, Marianate di Villalte, il farmacista Luigi Sondri, Luigi Nigris, un Mattiussi di Nogaredo di Corno, Valentino Sopracolle di Cornelio, il primo direttore di commissione Adolfo Baschera e il suo successore Giovanni Furlano. Dall’esame dei regolamenti, si nota come fin dalle origini la corsa abbia avuto connotazioni di stile e di classe: i concorrenti guidatori dovevano presentarsi in maniche di camicia bianca e coprirsi il capo con i berretti forniti dal Comitato e in periodi di alta considerazione del senso del pudore, le asine erano per regolamento, escluse dalla competizione. La manifestazione, pur essendo sostanzialmente una simpatica gara di corsa tra asini, incontrò sempre l’attenzione e l’appoggio delle migliori personalità presenti a Fagagna e poco importava se fossero nobili o popolani perché entrambi i ceti si ritrovavano uniti senza distinzione di casta, nel dimostrare il loro attaccamento al proprio paese. Tra i tanti si ricordano i fratelli d’Orlandi, i fratelli Burelli, Giorgio Picco, Francesco Pecile, Antonio Ermacora, Antonio Zardini, Diego Cecone, Ernesto Sello. Il pubblico assisteva vociante al torneo, sistemandosi sugli spalti costruiti su carri agricoli e per l’occasione molti emigranti rientravano al paese natio. Treni speciali, a tariffe ridotte, portavano a Fagagna gli spettatori provenienti da tutto il Friuli ed anche dalle regioni vicine. Mentre le prime gare si disputarono lungo il percorso di via Saccavano, l’attuale via Umberto I, successivamente la notevole partecipazione di pubblico richiese un terreno più consono perciò la corsa si spostò nella vasta area-giardino di proprietà dei nobili Vanni degli Onesti, di fronte all’armoniosa architettura del palazzo, sempre dei Vanni degli Onesti, che dal 1927 ospita l’attuale sede municipale. Lo spazio veniva già utilizzato, per concessione dei proprietari, per l’appuntamento bimensile con il noto mercato del bestiame. La Corsa degli asini si collocò in posizione parallela ad un rito religioso-folcloristico con cui dal 1400 o forse già dal 1300 si festeggiava, nella prima domenica di Settembre, la consacrazione della Pieve dedicata a Santa Maria Assunta, centro ecclesiale di Fagagna e anche dei paesi confinanti. L’intensa giornata si svolse per secoli con messa solenne, vesperi cantati, processioni, preghiere ed inni alla Vergine accompagnati da una notevole e sentita partecipazione e devozione popolare. All’uscita della chiesa sul sagrato, c’erano bancarelle in cui si vendevano dolci, noci e altri frutti della terra. Vi fu una lenta trasformazione da una festa tipicamente religiosa ad una sagra-mercato e gli uomini che allora guidavano le scelte amministrative dell’intera comunità, ebbero il merito di intuire che era auspicabile unire nuovi e antichi valori, piuttosto che apportare un radicale mutamento che avrebbe svuotato la manifestazione di significato e con il trascorrere del tempo, la festa profana finì per prevalere su quella religiosa che venne, infatti, abolita: rimase la sagra (termine derivato dall’aggettivo sagro, variante di sacro, che definisce appunto una festa annuale per celebrare la ricorrenza della consacrazione di una chiesa e nella sua estensione una festa popolare con fiera e mercato). La prima edizione della Corse dai mus si inserì nel contesto di una sagra ricca di manifestazioni (mostre agricole, attività didattiche e saggi scolastici), in una Fagagna che, diversamente da oggi, aveva come essenziale risorsa la terra di pochi, lavorata da molti. L’economia era ancora di tipo feudale, quindi c’erano grossi proprietari terrieri, coloni e braccianti agricoli. La sagra settembrina costituiva un’occasione unica di incontro, di divertimento e di conoscenza di ciò che accadeva nel resto del mondo. Sul finire dell’‘800 a Fagagna, i cavalli quasi non esistevano mentre erano molto diffusi i somarelli dal nome scientifico Equus Asinus, discendenti dalla sottospecie africana selvatica giunta in Italia più di 4000 anni fa, allevata e addomesticata. L’asino era il protagonista attivo nel lavoro dei campi, negli impieghi della vita quotidiana, poteva trasportare pesanti carichi e veniva utilizzato anche per far girare le macine del mulino. Costituiva perciò, una risorsa essenziale per la sussistenza di molte famiglie. Il Sindaco Senatore Gabriele Luigi Pecile intuì che uno spettacolo nel quale i concorrenti erano gli asini (modesti animali diffusi nelle aree campestri) al posto dei più nobili ed eleganti cavalli, per eccellenza veri protagonisti di questo genere di gare, sarebbe stato divertente, imprevedibile ed avrebbe incontrato i favori di un pubblico differenziato, per non parlare poi della soddisfazione che avrebbe arrecato ai contadini la possibilità di scoprire che il loro mus, paziente e tenace compagno di fatiche ma anche caratterialmente testardo e indolente, diventava con una sola corsa, un campione di cui la gente e non solo quella del paese, continuava a parlare per giorni, conseguentemente alla gara stessa. Dall’edizione del 1891, gli asini si sono saputi aggiudicare chi per simpatia e chi per merito, il ruolo di primi attori e veri protagonisti (a discapito dei pur noti fantini): le cronache ricordano Pythagoras, Clap, Moro, Talpe, Folk, Cùfful, poi Biel, Témul, Montan, Leon, Corvàt e ancora Fùlmin, Sputnik, Mìssil…nomi tipicamente appartenenti al ricco dizionario della lingua friulana. La Corsa degli asini fu sospesa solo nei periodi interessati dai conflitti bellici e per ovvie ragioni: nel 1917 quando il clima di settembre era inquinato da ansie, paure e sofferenze che precedettero come presagendola, la terribile notizia della rotta del fronte italiano a Caporetto che giunse il 24 ottobre e poi nel 1942, 1943 e 1944. Conclusasi la seconda guerra mondiale, nel 1945 la corsa venne ripristinata per iniziativa del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile di estrema sinistra; dal 1946 al 1950 l’organizzazione passò alla sezione dei reduci e dei combattenti; dal 1951 al 1953 fu curata dal parroco; nel 1954 lo spettacolo fu promosso da una prima Pro-Fagagna che era più che altro un fenomeno di aggregazione spontanea e che spostò la Corsa degli asini nel campo sportivo di via Schiratti, iniziativa che non incontrò il favore del pubblico. Nel 1959 prese vita un’altra Pro-Fagagna (poi Pro-Loco) istituzionalizzata con atto notarile nel 1960. Nel 1962 quando l’evoluzione dei tempi rese visibile il segno degli anni e richiese alcune innovazioni per riportare in auge la principale attrazione della sagra, la Corsa degli asini acquistò allegra veste dotando i guidatori di giubbetti dai colori sgargianti e i componenti della giuria di divise dalle giubbe bianche con risvolti rossi e berretti con la visiera dello stesso colore, confezionati alacremente dalle donne del paese. Ci voleva però, un’idea nuova che sapesse rilanciare il derby asinino e fu l’allora presidente della Pro Loco, il maestro Mario Brunello Zanitti ad incaricare il noto pittore Otto D’Angelo di studiare un bozzetto che simboleggiasse la competizione: dei tre lavori presentati dal pittore, venne scelta la testa d’asino stilizzata che restò emblema inconfondibile stampato e ristampato su manifesti, locandine, cappellini e magliette, fino al centenario della corsa stessa. Otto D’Angelo realizzò l’anno seguente, anche lo striscione con l’eloquente scritta San Siro dal Friul. Il successo della manifestazione del 1962 derivò anche dal famoso articolo di Riedo Puppo le ultime baréle pubblicato sul numero unico del giornaletto La Baréle del 2 Settembre 1962, con cui si dava l’addio alla corsa annunciando che non avrebbe avuto più luogo, cosa che poi non avvenne ma che attirò moltissimi spettatori convinti di assistere all’ultima edizione e per nulla intenzionati a mancare all’evento. Già nel 1959 per la Enital uscì in occasione della sagra un numero unico, edito dalla costituenda Pro Fagagna ma iniziò la sua presenza continuativa dal 1962. Nel giornale trovavano spazio i saluti del Sindaco e del Presidente della Pro Loco, come avviene tuttora e articoli di genere vario e di argomento attinente alla manifestazione settembrina o alla località friulana che la ospita, redatti da penne eccellenti come Riedo Puppo, Osiride Secco, Renzo Valente, Lelo Cjanton e Giobatta Fabrizio. Il giornaletto La Barèle ha lasciato il campo al Numero Unico che dal 1966 ne ha raccolto l’eredità accompagnando regolarmente con la sua pubblicazione, l’inizio dei festeggiamenti e rappresentando un’apprezzata fonte di notizie e curiosità (essenziale per la redazione di questi cenni storici) non solo per i Fagagnesi ma per chiunque sia interessato alle vicende di questa terra. All’asino l’amministrazione comunale di Fagagna ha voluto dedicare un monumento che è stato realizzato dall’artista friulano-argentino, Alfredo Pecile, figlio di emigranti originari del luogo. L’opera scultorea, in pietra piacentina campeggia nella sua collocazione più che mai naturale, su un lato della piazza, di fronte al palazzo del municipio. Inaugurata nel luglio del 2000, si distingue per l’estro dello scultore che ha saputo cogliere stilizzandoli, i tratti peculiari del carattere di questa specie animale: testardaggine, impeto, ostinazione. Gli stessi che animano la caratteristica competizione fagagnese che non accenna, a distanza di più di 110 anni dalla prima edizione, a tramontare lasciandosi sopraffare dall’evoluzione dei tempi, dalla trasformazione del pubblico e anche dal pericolo di estinzione della specie asinina e, sebbene con aggiornamento e perfezionamento continui, costituisce ancora oggi una presenza vitale nell’ambito dei festeggiamenti di Settembre. Dott. Raffaella Sialino

Informazioni

Pro Loco Fagagna e-mail: prolocofagagna@libero.it tel. 0432 801864

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