La Rievocazione storico carnevalesca della Mea, prende spunto dalla leggendaria storia della lavandaia Mea, promessa sposa al tessitore Cecco. Nel riportare il bucato al Castello, Mea si fermò con i figlio del conte Tarlati e questo incontro diede origine

Descrizione

Rievocazione storica che si svolge durante il periodo di Carnevale, in particolare il martedì grasso. La tradizione locale vuole una Bibbiena divisa in due rioni: quello dei “Piazzolini” che prende il nome dalla Piazza, detta ancor oggi Piazzolina e quello basso dei “Fondaccini” da Fondaccio. Mentre il primo quartiere era considerato dei signori, il secondo era il rione del popolo, degli artigiani. Se i Piazzolini potevano vantare i più bei palazzi di Bibbiena, i Fondaccini avevano un’altra ricchezza: le belle ragazze. Tra le belle c’era la lavandaia Bartolomea, detta anche Mea, per le sue forme prosperose. Mea era stata promessa in sposa a un tessitore, Cecco. Un giorno, però, la Mea mentre riportava il bucato al castello, incontrò Tarlati, figlio del Conte. I due iniziarono a parlare e tra loro nacque la passione. Cecco lo venne a sapere e da lì iniziarono violente risse tra i due rioni. Il Conte, per evitare che le risse diventassero rivolta, chiamò al centro del paese gli abitanti dei due rioni e diede la Mea a Cecco, riportandola così al Fondaccio. Furono poi aperti i festeggiamenti e fu bruciato il Pomo della pace. Ogni anno, per ricordare questa leggenda, Bibbiena festeggia questo evento nell’ultimo giorno di Carnevale, bruciando il Bello Pomo. Tutti accorrono per assistere al grande evento, sperando in momenti migliori per il prossimo raccolto. Una manifestazione interessante, dalle origini antiche, la cui leggenda è diventata un modo per trascorrere del tempo assieme, tra canti, balli e felicità.

Informazioni

Comitato per la rievocazione Storica della Mea Via Berni 52011 Bibbiena (AR)

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